Giovani migranti: l’UNICEF presenta il report “La nostra voce conta” con i risultati dei sondaggi condotti attraverso la piattaforma U-Report On The Move

È online il rapporto dell’UNICEF “La nostra voce conta”, che raccoglie e analizza i dati emersi dai sondaggi condotti nel 2024 di U-Report On The Move, la piattaforma d’ascolto e partecipazione pensata per dare voce ad adolescenti e giovani migranti e rifugiati/e in Italia.
Il rapporto mette in luce le principali sfide che i/le giovani rispondenti affrontano quotidianamente, tra cui:
- il problema di sicurezza. Un/a rispondente su tre dichiara di evitare certi luoghi per paura di aggressioni o discriminazioni, con una percentuale ancora più alta tra le ragazze. Il genere, il colore della pelle e la religione sono tra i principali fattori che alimentano questo senso di insicurezza;
- il rischio di discriminazione resta una barriera importante. Quasi la metà dei partecipanti al sondaggio percepisce atteggiamenti di sospetto e paura nei propri confronti, contro solo un 18% che riscontra invece atteggiamenti empatici. Sono infatti riportati con frequenza episodi di discriminazione legati al colore della pelle (39%) o alla religione (6%);
- Colpiscono anche i dati sul benessere psicosociale e sulla salute mentale. 6 su 10 dei/delle giovani rispondenti ha dichiarato che il percorso di accoglienza ha avuto un impatto negativo sulla propria salute mentale. Molte e molti affrontano ansia, stress e un senso di incertezza, spesso aggravati da barriere linguistiche, difficoltà economiche e paura del giudizio. Sebbene il 46% riconosca l’importanza di chiedere aiuto, solo una minoranza ha avuto accesso a supporto psicologico professionale, evidenziando l’urgenza di ampliare e migliorare questi servizi. 3 rispondenti su 10 sottolineano l’importanza, per il loro benessere, di avere informazioni chiare sul percorso di accoglienza;
- Sfide anche sul campo dell’istruzione. Il 31% dei giovani non frequenta alcun percorso educativo e chi riesce a iscriversi spesso deve affrontare lunghi tempi di attesa. Inoltre, il 47% degli intervistati ha iniziato a studiare l’italiano solo dopo due mesi dall’arrivo, un ritardo che ha ritardato ulteriormente il processo di inclusione sociale.
Il rapporto si chiude con una serie di raccomandazioni rivolte alle istituzioni, tra cui la necessità di rafforzare l’accesso ai servizi utili, tra cui quelli di salute mentale , e alle opportunità di istruzione e inclusione; garantire un’accoglienza di qualità; promuovere campagne di sensibilizzazione contro la discriminazione e favorire meccanismi di ascolto e partecipazione.
Per maggiori informazioni vai al Report "La nostra voce conta";