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Fondazione ISMU: Secondo gli ultimi dati disponibili (2020) Italia prima tra i Paesi UE per acquisizioni di cittadinanza

In Italia durante il 2021 il numero dei morti ha superato quello dei nati di ben 309mila unità. In generale, anzi, tale saldo naturale (nati meno morti) è negativo da 15 anni consecutivi e sempre tendenzialmente crescente dal passivo di 7mila unità registrato nel 2007 fino al record di -335mila durante il 2020.

In totale, così, negli ultimi 15 anni la differenza tra numero di nati e numero di morti in Italia è stata complessivamente di quasi 2 milioni di unità mentre nello stesso arco temporale il saldo migratorio con l’estero (la differenza tra quante persone sono immigrate e quante sono emigrate) è sempre stato positivo tutti gli anni, con un attivo di 157mila unità durante il 2021 che è valore record degli ultimi 8 anni e un totale di quasi 2,8 milioni di persone in più arrivate in Italia negli ultimi 15 anni rispetto a quante nello stesso arco temporale se ne sono andate dal territorio nazionale. In questo contesto la componente straniera non solo supplisce al calo naturale della popolazione italiana, ma anche la trasforma grazie alle numerose acquisizioni di cittadinanza. Gli stranieri residenti in Italia sono 5,2 milioni al 1° gennaio 2022 contro invece 53,8 milioni di italiani, ma una quota sempre maggiore di questi ultimi ha origini o perfino un passato giuridico-amministrativo da straniero sul territorio nazionale e ha fruito nel tempo delle ordinarie procedure di naturalizzazione diventando oggi italiano.

Da questo punto di vista l’ultimo dato disponibile relativo al 2020 ha segnato 132mila acquisizioni di cittadinanza, in crescita per il secondo anno consecutivo nonostante sia stato un anno pandemico e di maggior rallentamento delle attività istituzionali. Inoltre, nonostante si tratti di un valore numericamente lontano dal record che per l’Italia era stato di 202mila acquisizioni durante il 2016, il nostro Paese registra secondo il dato più recente comunque il valore più elevato fra tutti gli stati europei, davanti alla Spagna con 126mila, e dopo i secondi posti del 2018 e del 2019 (allora dietro alla Germania).

Solo considerando gli ultimi 15 anni si tratta in totale di 1,5 milioni di persone che da straniere sono divenute italiane, ad un ritmo peraltro crescente e superiore alla media negli anni più recenti.

A livello relativo, inoltre, durante il 2020 si può stimare nel 2,62% la percentuale annua di stranieri divenuti italiani, quota superiore a tutte quelle degli altri grandi stati europei: in Francia durante il 2020 hanno acquisito cittadinanza francese l’1,68% degli stranieri ivi residenti; in Germania quella tedesca l’1,07%; e così in Spagna il 2,42% mentre del Regno Unito non è ancora disponibile il dato, che era però pari al 2,58% durante il 2019.

Delle 132mila acquisizioni di cittadinanza durante il 2020 in Italia quelle per residenza sono state 66mila, poco più della metà del totale (50,2%); quelle per matrimonio 14mila, pari al 10,7% del totale; e quelle per altri motivi 52mila (39,1%). Mentre secondo l’Istat quelle per le due prime fattispecie hanno riguardato solamente persone con più di 20 anni di età, l’85,2% delle acquisizioni per altri motivi ha interessato minori di 20 anni: 9mila con meno di 5 anni; 13mila bambini e bambine tra i 5 e i 9 anni di età; 12mila tra i 10 e i 14 anni; e 10mila ragazzi e ragazze tra i 15 e i 19; per un totale di 44mila persone con meno di 20 anni ed un tasso annuo di acquisizione rispetto alla relativa coorte demografica complessiva pari al 3,92%, e cioè del 50% superiore rispetto a quello della popolazione straniera complessiva di tutte le età.

Per maggiori informazioni visita il sito della Fondazione ISMU

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