Vai al contenuto della pagina

Rapporto Annuale Istat 2021: crollo delle migrazioni verso l'Italia causa pandemia

Il Rapporto Annuale Istat 2021, attraverso i suoi dati, conferma che la chiusura delle frontiere nel primo anno di pandemia ha causato un crollo delle migrazioni verso l'Italia: i flussi in ingresso nel 2020 si sono ridotti del 30,6 % rispetto alla media dei cinque anni precedenti.

La contrazione dei flussi anagrafici in entrata, scrive l'Istat, non ha riguardato tutte le aree geografiche nello stesso modo, sia in generale che nel corso dell’anno. Nei mesi di gennaio e febbraio, precedenti l’emergenza sanitaria, si osserva una riduzione media di ingressi del 8,8 per cento rispetto alla media 2015-2019, concentrata nelle provenienze dall’Africa (-37,4 per cento), mentre gli ingressi dall’America Latina aumentano di altrettanto. Durante il periodo della prima ondata pandemica, da marzo a maggio, si registrano consistenti cali delle immigrazioni (-66,3% complessivo) per tutti i paesi di origine.

Nella fase di transizione e durante la seconda ondata le iscrizioni dall’estero subiscono riduzioni più contenute, con una lieve ripresa dei flussi provenienti dal Nord America. Quelli provenienti dai paesi africani mostrano sempre un calo di entità superiore alla media. In generale, nel corso del 2020, il flusso di immigrati provenienti dal Gambia e dal Mali si riduce del 67 per cento, dalla Nigeria e dal Ghana del 54 per cento. Per le provenienze asiatiche le riduzioni più consistenti si osservano per Filippine e Cina (-51 per cento). È meno forte il calo degli immigrati dalla Romania (-40 per cento), da anni principale paese di provenienza dei flussi di iscrizione dall’estero.

Anche i rilasci di nuovi permessi di soggiorno (altro dato usato dall'Istat per stimare i nuovi ingressi di cittadini non comunitari) hanno fatto registrare una notevole frenata: rispetto al massimo recente di 263 mila unità nel 2017, che era andato riducendosi fino a 177 mila nel 2019, nel 2020 si è registrato un calo di oltre il 40%.

Oltre al blocco delle frontiere, il rapporto evidenzia come a pesare sia stato anche il rallentamento nella gestione delle pratiche amministrative. Nella seconda metà del 2020 si è avuta, dopo la diminuzione della prima parte dell’anno, una ripresa degli sbarchi che, tuttavia, non si è ancora riflessa sulla dinamica dei nuovi permessi. Questi flussi verranno infatti incorporati nei dati del 2021.

L'Istat cita anche la regolarizzazione di un anno fa, che ha visto al presentazione di 207.542 domande relative a cittadini non comunitari, di cui 176.848 per lavoro nei servizi alle famiglie, 122.247 nella collaborazione domestica , 54.601 nell’assistenza a persone non autosufficienti e 30.694 per lavoro subordinato in agricoltura e nella pesca. Anche in questo caso, gli effetti sui permessi di soggiorno emergeranno in ritardo, perché sono state pochissime le pratiche concluse nel 2020 con l’emissione del permesso di soggiorno entro l’anno.

Scarica e consulta il Report Annuale Istat 2021

  • CONDIVIDI SU: